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Scopri come il consumo eccessivo di carboidrati danneggia il sistema immunitario, aumentando il rischio di malattie infettive e croniche

I grandi assassini fino all’inizio del XX secolo erano rappresentati principalmente dalle malattie causate da batteri e virus. Tuttavia, grazie a miglioramenti nei servizi igienici pubblici, all’accesso a alloggi migliori e all’approvvigionamento di acqua pulita, queste malattie sono state in gran parte sconfitte. Dopo la seconda guerra mondiale, l’uso diffuso di antibiotici e vaccinazioni ha portato alla convinzione che le malattie infettive potessero essere sconfitte definitivamente. Tuttavia, nella seconda metà del ventesimo secolo, abbiamo assistito a un aumento delle malattie che erano state precedentemente “conquistate” o considerate rare, come la tubercolosi, la meningite, l’influenza e persino il raffreddore comune, eppure i vaccini proliferano come le formiche…

Nella costante lotta contro le malattie, i nostri corpi dispongono di un sofisticato meccanismo di difesa: il vaccino? Assolutamente no, anzi! Il sistema immunitario!! Una parte fondamentale di questo sistema è costituita dalle cellule chiamate neutrofili, che sono un tipo specifico di globuli bianchi o leucociti che circolano nel nostro sangue.

I neutrofili vengono prodotti nel midollo osseo a partire da precursori chiamati mieloblasti. Questi precursori subiscono diversi stadi di differenziazione e maturazione per diventare neutrofili completamente funzionali. I neutrofili sono il tipo più comune di globuli bianchi nel corpo umano e costituiscono la prima linea di difesa contro le infezioni batteriche e altri agenti estranei. Queste cellule sono altamente mobili e possono spostarsi attraverso la parete dei vasi sanguigni verso i tessuti infiammati o infettati. Questo processo di migrazione è noto come chemiotassi. Una volta raggiunto il sito infetto, i neutrofili sono in grado di riconoscere e inglobare i batteri o altre particelle estranee attraverso la fagocitosi. Questo coinvolge l’adesione delle cellule bersaglio, l’inglobamento della particella estranea all’interno di una vescicola chiamata fagosoma e la successiva fusione del fagosoma con i lisosomi per la distruzione dei patogeni. All’interno dei neutrofili, i batteri inglobati vengono distrutti attraverso l’azione di enzimi battericidi, come le proteasi, le nucleasi e le lipasi, presenti nei granuli citoplasmatici dei neutrofili. I neutrofili sono anche importanti nella risposta infiammatoria, rilasciando sostanze chimiche come citochine e mediatori infiammatori che attivano e reclutano altre cellule immunitarie sul sito dell’infezione.

Queste cellule hanno bisogno di energia per svolgere le loro funzioni, e il glucosio (lo zucchero nel sangue) è una fonte essenziale di energia per loro. Tuttavia, un’elevata quantità di glucosio può essere dannosa per il sistema immunitario, compromettendo la sua capacità di combattere le infezioni e causando problemi di salute. Quando il nostro sistema immunitario viene attivato in risposta a un’infezione, il glucosio viene utilizzato in modo più intenso. Le cellule immunitarie vengono inviate nelle zone infette per combattere i patogeni. Tuttavia, se c’è troppo glucosio nel corpo, può verificarsi un eccesso di produzione di sostanze infiammatorie, che può danneggiare l’equilibrio del sistema immunitario e portare a problemi come infiammazioni croniche e malattie infiammatorie croniche.

Uno dei concetti importanti da approfondire è il legame tra l’assunzione di carboidrati, in particolare zuccheri e amidi, e l’effetto negativo sull’attività dei neutrofili del sistema immunitario. Numerose ricerche hanno evidenziato questa correlazione e fornito ulteriori dettagli sull’impatto dei carboidrati sulla funzione immunitaria.

Uno studio pubblicato nel 2013 su Luminescence ha esaminato l’influenza del glucosio nel sangue sulla funzione dei neutrofili in individui senza diabete. Gli autori hanno valutato l’attività fagocitaria dei neutrofili in relazione ai livelli di glucosio nel sangue. I risultati indicano che un aumento dei livelli di glucosio nel sangue sopra la norma fisiologica può influenzare negativamente la funzione dei neutrofili, compromettendo la loro capacità di fagocitosi ovvero di ingerire e uccidere i batteri invasori. Quando parliamo di eccesso, non intendiamo quantità macroscopiche di glucosio, ma ad una quantità anche minima purché superiore al limite massimo ritenuto fisiologico di 110 mg per dL di sangue (1,1 gr/Litro).

Già nel lontano 1973, uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha analizzato l’effetto dei carboidrati, intesi come alimenti integrali e non come zucchero isolato, sulla capacità dei neutrofili di distruggere batteri e altri microrganismi attraverso la fagocitosi. Nei partecipanti dello studio è stata somministrata una dose di 100 grammi di un carboidrato specifico, e i risultati hanno evidenziato una riduzione dell’efficacia dei neutrofili in presenza di tutti i tipi di carboidrati, indipendentemente dal fatto che contenessero zuccheri o amidi. Lo studio ha dimostrato che i vari tipi di carboidrati, inclusi gli amidi e gli zuccheri, riducono l’efficacia dei neutrofili nel distruggere batteri e altri microrganismi. In particolare, il fruttosio, lo zucchero presente nella frutta, è risultato essere il più dannoso, ma anche lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio ha un effetto negativo significativo.

Questi risultati sono stati confermati nel 1976 da uno studio pubblicato su Dental Survey che ha testato l’effetto dello zucchero (saccarosio) presente in una bevanda zuccherata (cola) sulla fagocitosi neutrofila e sulla resistenza alle malattie dei partecipanti. In seguito all’assunzione della bevanda, l’indice leucocitario di tutti i partecipanti si è ridotto del 50%, indicando che la capacità dei neutrofili di fagocitare i microrganismi si era dimezzata.

L’indice leucocitario o indice di fagocitosi dei leucociti misura la quantità di microrganismi o particelle che un neutrofilo può inglobare e distruggere in un determinato periodo di tempo, solitamente in un’ora. Questo indice fornisce una valutazione della funzionalità dei neutrofili nel svolgere la loro attività fagocitaria. I risultati mostrano che il consumo di saccarosio riduce l’attività fagocitaria dei neutrofili, compromettendo la capacità del sistema immunitario di combattere efficacemente i microrganismi invasori con gravi implicazioni sulla suscettibilità alle malattie e sulla resistenza del corpo alle infezioni batteriche e virali.

Se state pensando che sono studi vecchi e che quindi siano scaduti, (un mio Collega una volta mi ha detto che studi così datati non vanno considerati come se la verità e la conoscenza avessero una data di scadenza!!), eccovene uno molto recente, il cui senso resta il medesimo. In uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Biotechnology and Applied Biochemistry, infatti, gli autori hanno analizzato il ruolo chiave del glucosio nel sistema immunitario. Hanno evidenziato che una quantità adeguata di glucosio è necessaria per il corretto funzionamento delle cellule immunitarie, ma un eccesso di glucosio può portare a una produzione eccessiva di sostanze infiammatorie e può essere correlato all’insorgenza di malattie infiammatorie croniche . È ormai evidente che uno squilibrio nella quantità di glucosio nel corpo, causato da una dieta che preveda la presenza di carboidrati che inducono ripetute iperglicemie, rappresenti una minaccia concreta per la salute a lungo termine. La realtà odierna ci dimostra che questa minaccia non è più solo un rischio potenziale, ma una certezza. L’esplosione di casi di patologie croniche infiammatorie in tutto il mondo, insieme a centinaia di milioni di persone affette da Alzheimer, diabete di tipo 2, Parkinson e molte altre condizioni, rappresenta una prova tangibile di tale fenomeno.

I neutrofili sono in grado di fagocitare sia batteri che virus. Tuttavia, è importante notare che i virus sono particelle molto più piccole rispetto ai batteri e il loro effetto patogeno risiede nell’infettare le cellule del corpo. Quindi, i neutrofili non fagocitano direttamente i virus, ma possono fagocitare cellule infettate dai virus al fine di eliminarle. Quando un virus infetta una cellula, il sistema immunitario può riconoscere la presenza del virus tramite specifici marcatori di superficie o segnali rilasciati dalla cellula infettata. I neutrofili possono essere attirati verso le cellule infettate dai virus e fagocitarle per eliminare l’infezione. Una volta che un neutrofilo ha fagocitato una cellula infettata, può intraprendere diverse azioni per neutralizzare il virus, come la produzione di enzimi e sostanze tossiche che possono distruggere il patogeno.

I neutrofili, sui quali ci affidiamo per uccidere batteri e cellule virus invasori, rappresentano dal 60% al 70% di tutti i globuli bianchi presenti nel nostro sistema immunitario. Sono generalmente molto più attivi di qualsiasi altra cellula del sangue. Pertanto, se la loro efficacia viene compromessa in qualche modo, ad esempio a causa di un’alta concentrazione di glucosio, può essere disastroso per la nostra salute. Ad esempio, pazienti con sindromi da deficit immunitari acquisiti (causati da farmaci, virus come l’HIV o super affaticamento) possono subire gravi conseguenze.

Un altro aspetto interessante da considerare è il ruolo dell’indice glicemico (IG) nella risposta immunitaria. L’indice glicemico è una misura che indica quanto rapidamente un alimento contenente carboidrati può aumentare i livelli di zucchero nel sangue. Studi hanno dimostrato che consumare alimenti ad alto indice glicemico può causare picchi glicemici più elevati e prolungati, che a loro volta possono influenzare negativamente l’attività dei neutrofili e la risposta immunitaria.

Già abbiamo visto la negativa importanza dell’infiammazione cronica sul sistema immunitario. L’alto consumo di zuccheri contribuendo all’infiammazione nel corpo, crea da una parte un ambiente favorevole alla proliferazione di patogeni, specialmente virus e dall’altra alla compromissione della risposta immunitaria. Una revisione pubblicata nel 2018 nella rivista Frontiers in Immunology ha evidenziato l’associazione tra l’alto consumo di zuccheri, l’infiammazione e le malattie croniche, confermando ulteriormente quanto già detto più volte finora.

Un’altra ricerca pubblicata nel 2019 nella rivista Nutrition ha analizzato l’effetto di un pasto ad alto indice glicemico sull’attività dei neutrofili. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa dell’indice leucocitario e dell’attività dei neutrofili dopo l’assunzione di un pasto di questo genere (quindi più o meno quello che tutti gli Italiani consumano ogni volta che mangiano), rispetto a un pasto a basso indice glicemico. Ciò suggerisce che il tipo di carboidrato consumato, e non solo la quantità totale, può influenzare la risposta immunitaria.

Quando si parla di “zucchero”, non ci si riferisce solo alla sostanza bianca e granulata che comunemente aggiungiamo a cibi e bevande. Il termine “zucchero” può includere diverse sostanze dolci, come l’amido (che si compone di catene di glucosio), il fruttosio (il tipo di zucchero presente nella frutta), il maltosio (il tipo di zucchero presente nel grano) e il miele (che contiene una miscela di diversi zuccheri, come glucosio, fruttosio, saccarosio e destrine). Questi sono solo alcuni esempi di zuccheri presenti nella natura. Inoltre, è importante comprendere che il glucosio e il fruttosio si trovano anche in alimenti amidacei solo apparentemente innocui come riso, pane, pasta, legumi, patate e zucca gialla.

I pazienti diabetici, a causa della loro condizione di malattia, presentano un’attività fagocitaria ridotta rispetto ai soggetti non diabetici. Questa ridotta capacità delle cellule immunitarie di “mangiare” e distruggere le sostanze estranee o danneggiate può aumentare significativamente il rischio di contrarre patologie correlate al deficit immunitario, come tumori e malattie infettive. Inoltre, è importante sottolineare che l’assunzione di carboidrati, come quelli menzionati in precedenza, può essere particolarmente dannosa per i pazienti diabetici. L’incremento dei livelli di zucchero nel sangue causato dall’assunzione di carboidrati crea un ambiente ancora più sfavorevole per il sistema immunitario già compromesso dei pazienti diabetici. In altre parole, l’effetto negativo dell’eccesso di zucchero si somma al già presente deficit immunitario dei pazienti diabetici, rendendo la situazione ancora più problematica.

Sulla base di questi studi, possiamo affermare con certezza che ogni persona che consuma pasti a base di carboidrati provenienti dalle categorie di alimenti menzionate, che possono causare picchi glicemici intensi e prolungati, e quindi stimolare una risposta insulinica elevata ad ogni introduzione, perde fino a metà della sua capacità immunitaria per gran parte della giornata. Non è sorprendente, quindi, che i tumori e le malattie infettive siano in aumento, rispetto al passato.

In sintesi, la ricerca suggerisce che un’assunzione di carboidrati, specialmente zuccheri e amidi, può compromettere l’attività dei neutrofili e la risposta immunitaria, aumentando così il rischio di malattie infettive e condizioni associate all’infiammazione cronica. Di conseguenza, evitare l’assunzione di carboidrati che causano un aumento dei livelli di zucchero nel sangue e dell’insulina potrebbe essere estremamente benefico per la salute del sistema immunitario.

È importante sottolineare che l’equilibrio e la diversità alimentare sono fondamentali per sostenere un sistema immunitario sano, comprese altre fonti di nutrienti essenziali come proteine, grassi, vitamine e minerali. Dopo 30 anni di ricerca in questo campo, il mio consiglio è di considerare l’adozione di una dieta chetogenica, in particolare la versione antinfiammatoria che ho ideato: la Ketozona Diet.

La Ketozona Diet è una dieta chetogenica progettata per ridurre l’infiammazione nel corpo e supportare la salute immunitaria. Questo tipo di dieta si concentra sull’aumento dell’assunzione di grassi sani (quindi non gli Omega-6), una moderata assunzione di proteine e una ridotta assunzione di carboidrati, specialmente quelli ad alto indice glicemico. Riducendo l’apporto di carboidrati che influiscono negativamente sulla glicemia, si favorisce la chetosi, uno stato metabolico in cui il corpo utilizza i grassi come principale fonte di energia anziché i carboidrati.

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