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Come gli alimenti animali possono fornire nutrienti essenziali e migliorare la salute umana: una panoramica dettagliata

Desidero condividere alcune considerazioni sulla valutazione delle diete che includono alimenti di origine animale rispetto a quelle vegetariane o vegane. Se prendiamo in considerazione la dieta dei cacciatori-raccoglitori, scopriamo che i nostri antenati consumavano parti interne ed esterne degli animali, considerate essenziali per una buona salute e un adeguato sviluppo fisico.

Nonostante le evidenze scientifiche dimostrino il contrario, sembra che negli ultimi anni si sia diffusa una crescente opposizione agli alimenti di origine animale. Ad esempio, non vi è alcuna associazione tra i grassi saturi contenuti nei latticini integrali o nelle carni non lavorate e un aumento del rischio di malattie cardiache.

Nonostante ciò, gli scienziati sono ancora molto lontani dal comprendere appieno quali sostanze nutrienti siano fondamentali per il benessere umano e in che modo debbano essere assunte tramite l’alimentazione. La scoperta che il mangime standardizzato per i topi da laboratorio necessitava di elementi come cromo, fluoro e vanadio nel 1989, e successivamente che mancava una quantità adeguata di vitamine E e B12 nel 1993, evidenzia il fatto che la ricerca spesso non è a conoscenza dei nutrienti necessari in modo esaustivo e preciso. In molti casi, questa consapevolezza si sviluppa solo casualmente o attraverso l’osservazione dei segnali di carenza negli organismi studiati.

Questa mancanza di conoscenza può essere attribuita a diversi fattori. Innanzitutto, il campo della nutrizione è estremamente complesso, e il modo in cui i nutrienti interagiscono nel corpo umano o animale non è ancora completamente compreso. La ricerca nutrizionale è un campo in continua evoluzione, con nuove scoperte che emergono costantemente, ma ci sono ancora molte domande irrisolte.

In secondo luogo, la maggior parte degli studi nutrizionali si concentra sulle necessità medie della popolazione, piuttosto che sulle esigenze individuali. Questo approccio può portare a una mancanza di consapevolezza delle variazioni individuali nella risposta ai nutrienti. Ciò significa che anche se un nutriente può essere essenziale per alcuni individui, potrebbe non essere riconosciuto come tale fino a quando non si osservano segni evidenti di carenza o problemi di crescita.

Inoltre, la scoperta dei nutrienti essenziali può essere influenzata dalla disponibilità di strumenti di analisi e tecniche di ricerca. A volte, gli strumenti e le tecniche utilizzate nella ricerca nutrizionale potrebbero non essere sufficientemente sensibili per rilevare la presenza o la carenza di certi nutrienti, fino a quando non si verifica un problema evidente.

Infine, va sottolineato che la ricerca nutrizionale spesso si concentra su specifici aspetti della salute o delle malattie, e non necessariamente sulla determinazione esaustiva dei nutrienti essenziali. Questo può limitare la comprensione complessiva dei nutrienti necessari per il benessere generale.

La scoperta dell’importanza dei nutrienti essenziali come la colina per prevenire malattie epatiche o disfunzioni neurologiche rappresenta un importante sviluppo nel campo della nutrizione e della salute.

La colina è un nutriente essenziale che fa parte del gruppo delle vitamine del complesso B. Fino a poco tempo fa, la colina non riceveva molta attenzione ed era spesso ignorata, ma recenti studi scientifici hanno evidenziato il suo ruolo cruciale nel corpo umano.

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il coinvolgimento della colina nella salute del fegato. Il fegato svolge diverse funzioni vitali nel corpo, tra cui la sintesi di lipidi, il metabolismo degli zuccheri e la disintossicazione di sostanze nocive. La colina è coinvolta nel trasporto dei grassi dal fegato, impedendo l’accumulo di lipidi e favorendo il corretto funzionamento del tessuto epatico. In particolare, può contribuire allo sviluppo di malattie come la steatosi epatica (fegato grasso) e l’epatite. Inoltre, la colina è un componente essenziale delle membrane cellulari e svolge un ruolo nel mantenimento dell’integrità strutturale delle cellule epatiche.

Oltre al suo ruolo nel fegato, la colina è importante anche per la salute neurologica. La colina è coinvolta nella sintesi di un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina, che è essenziale per la trasmissione dei segnali tra le cellule nervose. Livelli adeguati di colina sono fondamentali per il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale, inclusa la memoria, l’apprendimento e la coordinazione muscolare. Di contro, bassi livelli di colina sono stati associati a disfunzioni cognitive, come problemi di memoria e difficoltà di concentrazione.

È importante sottolineare che la colina può essere ottenuta attraverso l’alimentazione. La buona notizia è che ci sono diverse fonti alimentari ricche di colina che possono contribuire ad apportarne quantità significative nella dieta. Le uova sono uno dei migliori alimenti naturali contenenti questo nutriente; in particolare, il tuorlo d’uovo ne è una fonte importante. Carne rossa magra come manzo e agnello insieme al pollo e tacchino forniscono anch’essi quantità apprezzabili di colina. Anche i pesci grassi come salmone, tonno e sgombro sono ottime fonti di colina da includere nella dieta. I latticini come latte intero, formaggio (come cheddar o parmigiano) e yogurt possono fornire anche quantità rilevanti di questo nutriente.

Altri alimenti, invece, ne possiedono solamente in tracce come legumi e alcuni vegetali a foglia verde. In alcuni casi, potrebbe essere necessario integrare la dieta con integratori di colina per raggiungere livelli adeguati, soprattutto per le persone che seguono diete restrittive o hanno aumentato il fabbisogno di colina, come le donne in gravidanza. Immaginiamo che problemi potrebbe avere una donna gravida che faccia una dieta restrittiva (vegana o fruttariana). Per quanto riguarda e fonti vegetali, queste contengono solo tracce di colina ad eccezione della soia e dei suoi derivati come tofu o tempeh. La soia è una delle poche fonti vegetali significative di colina. Tuttavia, è importante notare che il consumo di prodotti a base di soia, anche se non eccessivo, può presentare problematiche legate agli effetti ormonali e alla sensibilità individuale alla soia. La soia contiene fitoestrogeni, che sono composti simili agli estrogeni presenti nelle piante. Questi composti possono avere effetti simili agli estrogeni nel corpo umano, e ciò potrebbe essere problematico per alcune persone, in particolare per coloro che hanno una sensibilità agli estrogeni o che hanno condizioni mediche specifiche legate agli ormoni oppure ai bambini.

Le noci del Brasile sono una possibile fonte vegetale ricca di colina. Tuttavia, va tenuto presente che dovrebbero essere consumate con moderazione poiché sono anche molto ricche di selenio e un consumo eccessivo potrebbe portare ad un sovradosaggio.

La conclusione è dunque quella che mentre il campo della nutrizione è in continua evoluzione e conoscenza, la dieta dei cacciatori-raccoglitori sembra aver fornito una solida base per la salute umana che ancora oggi non può essere completamente sostituita da diete alternative, tantomeno vegane o fruttariane.

Torniamo indietro al 1865, un momento cruciale nella storia dell’alimentazione dei neonati, quando fu creata la prima formula artificiale per sostituire il latte materno. Inizialmente, questa formula era lontana dall’essere perfetta e ci vollero molti anni affinché le regolamentazioni migliorassero e la qualità dei sostituti del latte materno aumentasse.

Tuttavia, un effetto collaterale indesiderato si manifestò durante questo processo di sviluppo delle formule artificiali. Con il passare del tempo, le aziende produttrici, come Nestlé, iniziarono a promuovere i loro prodotti come sostituti sicuri e migliori del latte materno. Questa affermazione audace e fuorviante portò a una significativa diminuzione dell’allattamento al seno, con conseguenze negative sulla salute e sul benessere dei neonati.

È importante sottolineare che il latte materno è considerato l’alimento ottimale per i neonati. È ricco di nutrienti essenziali e contiene anticorpi che aiutano a proteggere il bambino da infezioni e malattie. L’allattamento al seno offre anche numerosi benefici per la madre, tra cui una riduzione del rischio di cancro al seno e un recupero più rapido dopo il parto.

Nonostante i progressi nella formulazione delle alternative al latte materno, è importante comprendere che nessuna formula artificiale può replicare completamente la composizione e i benefici del latte materno. Le formule possono fornire una fonte adeguata di nutrienti per i bambini che non possono essere allattati al seno, ma il latte materno rimane la migliore scelta quando è possibile.

Negli anni successivi, ci sono state diverse iniziative per promuovere l’allattamento al seno e per proteggere le madri dalle pratiche di marketing fuorvianti delle aziende di formule artificiali. Organizzazioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la AAP (American Academy of Pediatrics) e l’UNICEF hanno sostenuto attivamente l’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi di vita dei neonati e poi in combinazione con cibi solidi fino ai due anni di età o oltre.

Gli studi scientifici hanno fornito evidenze significative riguardo agli effetti dell’allattamento al seno rispetto all’uso di formule artificiali per l’alimentazione dei neonati.

Un importante studio condotto sul tema è il “Progetto di Studio di Allattamento e Nutrizione Infantile” (Study of Infant Feeding and Growth, SIGF). Questo studio ha coinvolto un ampio campione di bambini e ha analizzato i dati relativi all’allattamento al seno e alle condizioni di salute dei partecipanti nel corso del tempo. I risultati dello studio SIGF hanno indicato che i bambini alimentati con la formula artificiale presentavano un rischio maggiore di sviluppare eczema, asma e allergie alimentari rispetto ai bambini allattati al seno. L’allattamento al seno sembrava offrire una protezione contro queste patologie, grazie alla presenza di anticorpi e nutrienti presenti nel latte materno che aiutano a supportare il sistema immunitario dei neonati. Inoltre, lo studio ha rilevato che i bambini allattati al seno presentavano un quoziente intellettivo (QI) superiore di circa 5 punti rispetto ai bambini nutriti con il latte artificiale. Questo risultato suggerisce che l’allattamento al seno può avere un impatto positivo sullo sviluppo cognitivo e intellettuale dei bambini.  

È corretto sottolineare che gli studi sulla salute e lo sviluppo dei bambini sono complessi e dipendono da numerosi fattori, tra cui l’ambiente familiare, il sostegno emotivo, l’educazione e altri fattori socio-economici. Quindi, il vantaggio del latte materno sul quoziente intellettivo potrebbe essere influenzato da variabili multiple e non essere attribuito esclusivamente all’allattamento al seno, anche se sicuramente ne rappresenta una variabile fondamentale.

Quando una madre non è in grado di allattare o ottenere latte donato, il latte artificiale per neonati diventa una soluzione essenziale. È importante riconoscere che le formule artificiali sono state sviluppate per fornire una fonte adeguata di nutrienti per i bambini che non possono essere allattati al seno, ma non devono assolutamente essere la scelta prioritaria per una madre che il latte ce l’ha.

Anche gli stessi produttori di formule per neonati come Abbott riconoscono apertamente che replicare completamente il latte materno non è possibile. Questa affermazione sottolinea la complessità e l’unicità del latte materno nel fornire un mix completo di sostanze nutritive insieme ad anticorpi e altri fattori benefici per la salute dei neonati.

Il latte materno contiene una vasta gamma di componenti bioattivi, tra cui enzimi specializzati, ormoni e probiotici naturalmente presenti. Inoltre, si adatta alle esigenze specifiche del bambino in continua evoluzione durante l’allattamento. Questa combinazione unica rende il latte materno irripetibile attraverso le formule artificiali disponibili sul mercato.

Nonostante gli sforzi degli scienziati nella ricerca e nello sviluppo delle formule artificiali sempre più avanzate nel tentativo di avvicinarsi alla composizione del latte materno, rimane difficile riprodurre tutte le proprietà benefiche presenti nell’allattamento naturale.

Le aziende produttrici di latte artificiale sono costantemente impegnate nella ricerca di nuovi composti benefici presenti nel latte materno. Recentemente, sono stati aggiunti due importanti composti alle formule artificiali per migliorare la salute intestinale e cerebrale dei neonati. Uno di questi composti è l’acido docosaesaenoico (DHA), un acido grasso omega-3 presente nel latte materno (e nell’olio di Krill). Il DHA è essenziale per lo sviluppo e il funzionamento ottimale del cervello e del sistema nervoso. La sua aggiunta alle formule artificiali mira a fornire ai neonati una fonte adeguata di questo nutriente essenziale.

Il secondo composto aggiunto alle formule è l’oligosaccaride del latte umano (HMO). Gli HMO sono carboidrati complessi che svolgono un ruolo importante nell’ottimizzazione della salute intestinale dei neonati. Essi promuovono la crescita di batteri benefici nell’intestino e aiutano a prevenire l’adesione di batteri patogeni. Gli HMO sono presenti in quantità significative nel latte materno e la loro aggiunta alle formule artificiali mira a fornire un beneficio simile per i bambini che non possono essere allattati al seno.

È importante sottolineare che, nonostante i progressi nella comprensione e nell’aggiunta di questi composti, il latte materno rimane incredibilmente complesso e difficile da replicare completamente. Contiene oltre 415 diverse proteine, 200 diversi oligosaccaridi del latte umano, 200 diversi acidi grassi e 4 tipi di fattori di crescita. Questa complessità riflette la natura unica del latte materno e la sua capacità di fornire una vasta gamma di nutrienti e componenti bioattivi per il neonato.

I neonati hanno requisiti nutrizionali molto sensibili e il latte materno è stato ottimizzato dalla natura nel corso dell’evoluzione per soddisfare le loro esigenze. Sfortunatamente, nonostante i progressi nella formulazione delle formule artificiali, è difficile replicare completamente l’intera complessità e i benefici del latte materno.

Il latte materno contiene una vasta gamma di composti che sono inoltre presenti nella carne e che possono apportare benefici alla salute, anche se non sono considerati essenziali. Uno di questi composti è la creatina, che viene trasferita dalla madre al suo bambino durante la gravidanza fornendo numerosi vantaggi. La creatina è un composto naturale presente principalmente nelle carni rosse e negli alimenti di origine animale. È coinvolta nel metabolismo energetico delle cellule, soprattutto nei tessuti muscolari e cerebrali. Durante la gestazione, la madre trasferisce nutrienti essenziali, tra cui anche la creatina, attraverso il flusso sanguigno verso il feto. Questa è una delle molte sostanze nutritive importanti che vengono passate dalla madre al bambino durante lo sviluppo prenatale. La placenta svolge un ruolo essenziale nel fornire nutrienti e sostanze al feto, inclusa la creatina. I livelli di creatina nel sangue fetale possono essere influenzati dalla concentrazione di creatina nel sangue materno quindi fondamentale è che la madre stia assumendo alimenti che la contengono, quali la carne. L’integrazione di creatina nel latte materno continua ad avere benefici per i neonati dopo la nascita, ma è importante ricordare che parte dell’apporto di creatina avviene già prima della nascita attraverso l’approvvigionamento placentare.

Sebbene la creatina si trovi principalmente nella carne, il fatto che sia presente anche nel latte materno suggerisce che possa contribuire al benessere del bambino durante l’allattamento.

È interessante notare come il latte materno, una sostanza prodotta naturalmente dal corpo di una madre, possa fornire composti benefici che si trovano in alimenti di origine animale come la carne. Questa è solo una delle molte meraviglie del latte materno, che fornisce una vasta gamma di nutrienti e componenti bioattivi essenziali per la crescita e lo sviluppo sano del bambino.

Gli studi suggeriscono che l’integrazione con creatina può avere benefici per la funzione cerebrale negli adulti. La creatina è coinvolta nel sistema energetico delle cellule, fornendo energia rapida e sostenibile ai tessuti ad alta richiesta energetica come il cervello.

La supplementazione con creatina è stata oggetto di interesse nella ricerca scientifica per i suoi potenziali effetti sulla cognizione. Alcuni studi hanno dimostrato miglioramenti significativi nella memoria, nell’intelligenza fluida (capacità di risolvere problemi nuovi e complessi) e nell’umore dopo l’assunzione di integratori di creatina.

Un altro aspetto interessante riguarda gli effetti della privazione del sonno sulla funzione cognitiva. La privazione del sonno può influire negativamente sulla vigilanza, sulle prestazioni cognitive e sull’umore. Alcuni studi suggeriscono che la supplementazione con creatina potrebbe attenuare questi effetti negativi. Ad esempio, uno studio condotto su partecipanti giovani ha mostrato miglioramenti nelle prestazioni cognitive nei test di memoria, attenzione e velocità di elaborazione delle informazioni dopo l’assunzione di creatina durante la privazione del sonno.

È importante prendere in considerazione il fatto che molti individui preferiscono consumare alimenti pronti e convenienti anziché preoccuparsi dei nutrienti specifici presenti nella loro dieta. Tuttavia, è necessario essere consapevoli degli effetti potenzialmente dannosi che alcuni alimenti possono avere sul nostro corpo.

Ad esempio, il consumo di oli vegetali come l’olio di girasole, soia, mais e arachide può provocare problemi significativi per la nostra salute. Questi oli possono interferire con l’attività della vitamina K2 nel nostro organismo, aumentando quindi il bisogno di questa vitamina. Inoltre, questi oli sono soggetti a ossidazione facile, il che significa che possono incrementare anche il bisogno di antiossidanti per combattere i radicali liberi. In particolare, gli oli Omega-6 derivati da semi oleaginosi come l’olio di girasole e gli altri elencati possono causare un grave stato infiammatorio nell’organismo. Questo stato infiammatorio può influire negativamente su organi vitali come cuore e cervello anche se non vengono consumati in quantità elevate. Vediamo come:

I grassi sono essenziali per il nostro corpo e costituiscono una parte fondamentale della nostra alimentazione. In particolare, i lipidi rappresentano il principale blocco costruttivo delle membrane cellulari, regolando la loro integrità strutturale e fluidità. Tuttavia, non tutti i grassi sono uguali: mentre alcuni tipi di acidi grassi possono avere effetti positivi sulla salute del nostro corpo, altri possono predisporci a malattie croniche come obesità e diabete tipo 2. È vero che molti esperti nutrizionisti attribuiscono l’epidemia di malattie croniche all’aumento del consumo di zuccheri, e ciò è in parte corretto. Tuttavia, spesso si dimentica di menzionare i prodotti da forno altamente consumati e i carboidrati derivati dal frumento come fonte significativa di zuccheri nell’alimentazione. Attenzione a non cadere nel tranello de nelle farine raffinate. Non è assolutamente vero che il problema siano queste farine, il problema è rappresentato dalle farine, raffinate o integrali che siano. Finché non sarà chiarito questo concetto una volta per tutte, le persone continueranno a morire per patologie croniche trattate farmacologicamente a causa dell’ignoranza dei loro medici. I prodotti da forno, come pane, pasta e dolciumi a base di farina, hanno uno spaventoso contenuto glicemico e innescano nel tempo un cronico squilibrio nel livello degli zuccheri nel sangue e una cronica produzione di insulina. Questo, influendo negativamente sulla salute metabolica, innesca la genesi di malattie croniche come il diabete tipo 2. Se si pensa che i prodotti da forno su menzionati sono spesso addizionati di oli vegetali omega-6 come l’olio di girasole, possiamo comprendere la pandemia di infiammazione cronica e di patologie annesse.

Gli oli vegetali giocano un ruolo cruciale nella nostra alimentazione ma spesso il loro effetto sulla salute viene trascurato. Molti oli vegetali raffinati comunemente utilizzati nella cucina moderna sono ricchi in acidi grassi omega-6 pro-infiammatori. Un’assunzione quotidiana di questi acidi grassi promuove infiammazione cronica nel corpo  e aumento del rischio cardiovascolare, tra gli altri.

Gli oli vegetali (come olio di mais, soia e girasole) contengono una grande quantità di acido linoleico dell’omega-6 (LA), che è notoriamente pro-infiammatorio. Quando consumiamo troppe fonti alimentari ricche in LA rispetto ad altre forme di grassi essenziali come gli omega-3, generiamo uno stato infiammatorio cronico nel corpo. Ci sono due tipologie fondamentali di acidi grassi: quelli saturi e quelli insaturi. I primi si trovano principalmente in prodotti animali come carne rossa ed uova; mentre gli insaturi si suddividono ulteriormente in monoinsaturi e polinsaturi (PUFA).

Poiché i tessuti del tuo corpo sono composte principalmente da grassi saturi e monoinsaturi, il tuo corpo ne richiede maggiormente rispetto ai PUFA. Tuttavia, ci sono alcuni PUFA che il nostro corpo necessita in quantità relativamente grandi, come gli acidi omega-3. E questi, nella forma attiva di EPA e DHA (la cui importanza abbiamo già visto a proposito delle formulazioni di latte per neonati), sono fondamentali per la gestione del rischio delle patologie infiammatorie croniche, flagello della Medicina contemporanea.

Se il tuo cardiologo ti ha consigliato di sostituire il burro con l’olio di girasole o altri simili, potresti valutare la possibilità di consultare un altro professionista medico per ottenere una seconda opinione. Magari uno un po’ più informato.

Il tema della quantità ottimale di nutrienti è complesso e varia in base alle esigenze individuali. Ogni persona ha bisogni nutrizionali diversi a seconda dell’età, del sesso, dello stile di vita e delle eventuali condizioni mediche. Pertanto, non esiste una formula unica che si adatti a tutti.

Ciò che sappiamo con certezza è che una dieta chetogenica potrebbe rappresentare una possibile opzione per fornire la maggior parte dei nutrienti necessari per mantenere una buona salute. Questo tipo di regime alimentare prevede una combinazione adeguata di pochi carboidrati non amidacei e non derivati dalla frutta moderna modificata geneticamente per aumentarne il piacere sensoriale dolce, proteine e grassi in grandi quantità, soprattutto saturi. Inoltre, l’inclusione di vitamine e minerali provenienti da fonti alimentari  animali può contribuire a soddisfare le nostre esigenze nutrizionali. Tuttavia è importante tenere presente che lo stile di vita individuale gioca un ruolo fondamentale nel raggiungimento della salute generale. Se lo stile di vita non è orientato al rispetto della salute o se vi sono specifiche condizioni mediche da considerare, o rischi potenziali di tipo infiammatorio cronico, potrebbe diventare fondamentale integrare la dieta con antiossidanti,  olio di Krill o vitamine specifiche.

È importante ricordare anche che ogni tipo di alimentazione può avere limitazioni nutrizionali. Ad esempio, le diete vegetariane o vegane possono richiedere attenzione aggiuntiva per garantire un adeguato apporto di vitamina B12 o altri nutrienti essenziali tipicamente presenti negli alimenti animali.

Quando si legge l’etichetta nutrizionale, è possibile notare la percentuale del fabbisogno di un nutriente che si sta ottenendo. Questo valore è comunemente indicato come RDA (Recommended Dietary Allowance), ma va sottolineato che non rappresenta la quantità ottimale di quel nutriente da assumere. In realtà, l’RDA viene stabilito in modo tale da prevenire carenze e quindi raccomandare alle persone di assumere una quantità leggermente superiore rispetto a quella minima necessaria. Un esempio interessante riguarda la colina, dove uno studio ha dimostrato che una madre che assume il doppio della quantità consigliata di questo nutriente può avere effetti benefici sui bambini. Ciò suggerisce che l’RDA potrebbe non riflettere completamente le necessità ottimali per alcuni nutrienti.

Allo stesso modo, per quanto riguarda la vitamina D negli adulti, attualmente l’RDA è fissato a 600 UI (Unità Internazionali). Tuttavia, secondo The Endocrine Society, anche 1000 UI potrebbero non essere sufficienti per fornire tutti i “benefici per la salute associati alla vitamina D”. Pertanto, raccomandano un’integrazione tre volte superiore all’RDA – tra 1500 e 2000 UI – per tutti gli adulti.

Inoltre, è interessante notare che fino al 1997 l’importanza della vitamina K2 per la salute delle ossa non era adeguatamente riconosciuta. Solo nel 2006 il USDA (United States Department of Agriculture) ha iniziato a considerare i contenuti di vitamina K2 negli alimenti comuni. Nonostante questo progresso, al giorno d’oggi non esiste ancora una Recommended Dietary Allowance (RDA) stabilita specificamente per la vitamina K2. Ciò significa che non c’è un valore di riferimento ufficiale su quanto questa vitamina dovrebbe essere assunta quotidianamente per mantenere una buona salute. Tuttavia, sono stati condotti diversi studi sull’importanza della vitamina K2 nella prevenzione dell’osteoporosi e nella promozione della salute ossea. Queste ricerche suggeriscono che un adeguato apporto di vitamina K2 potrebbe aiutare ad aumentare la densità minerale ossea e ridurre il rischio di fratture. Pur mancando un RDA specifico, alcuni esperti suggeriscono che una quantità giornaliera tra 45 e 180 microgrammi di vitamina K2 potrebbe essere benefica per gli adulti. Tuttavia, è importante ricordare che le esigenze individuali possono variare in base all’età, allo stato di salute e ad altri fattori personali.

Alla luce di quanto finora detto, mi preme sottolineare come l’eliminazione degli alimenti di origine animale potrebbe non rappresentare un passo nella giusta direzione per la salute umana. Infatti, lungo il corso della storia umana, ci siamo affidati agli alimenti animali per ottenere i nutrienti essenziali necessari alla nostra sopravvivenza e al nostro benessere. Una dieta basata su alimenti di origine animale ha una solida base storica che abbraccia oltre 1,7 milioni di anni. Numerose culture hanno considerato gli alimenti animali come parte integrante della loro dieta e li hanno ritenuti fondamentali per la crescita e lo sviluppo.

Secondo importanti antropologi, l’uomo ha sempre cercato la carne come alimento preferenziale ed è stato spinto a spostarsi da un luogo all’altro proprio quando scarseggiava nelle risorse localmente disponibili.

Queste evidenze suggeriscono che gli alimenti animali abbiano giocato un ruolo cruciale nel fornire ai nostri antenati i nutrienti essenziali di cui avevano bisogno per sopravvivere e prosperare.

Sono completamente d’accordo sul fatto che la nutrizione non sia l’unico motivo per cui le persone scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana. Ci sono molte ragioni etiche, ambientali e personali che possono influenzare tale scelta.

Tuttavia, è fondamentale considerare attentamente gli effetti a lungo termine di qualsiasi tipo di dieta sulla salute e garantire un adeguato apporto di tutti i nutrienti essenziali necessari

D’altra parte, è innegabile che le abitudini alimentari medie dell’onnivoro abbiano bisogno di un drastico miglioramento. Spesso si tende a fare affidamento esclusivo su carboidrati, sia raffinati che integrali, verdure amidacee, frutta ad alto contenuto di zucchero, alcolici, dolci, bibite zuccherate e oli come l’olio di girasole che sono presenti in modo ubiquitario negli alimenti confezionati – dai dolci ai sughi.

Questa tendenza alimentare può inevitabilmente portare a problemi come l’eccesso di peso, malattie croniche e carenze nutritive. Una dieta basata principalmente su questi alimenti può essere carente in nutrienti essenziali come proteine complete, vitamine e minerali importanti per il benessere generale del nostro corpo. 

La ricerca in campo alimentare rappresenta un promettente progresso e, forse, un giorno saremo in grado di creare sostituti degli alimenti a base animale sufficientemente efficaci. Tuttavia, è improbabile che ciò accada nel breve termine, data la complessità del processo di progettazione e sviluppo di tali prodotti. Resta importante educarsi sulla nutrizione e fare scelte alimentari consapevoli per garantire una dieta equilibrata ed adeguata alle proprie esigenze individuali. Cosa accadrà ai vegani, fruttariani e a chiunque si arrogasse il diritto di conoscere la dieta ideale senza alimenti animali? Semplice: faranno la fine di tutte le deviazioni lungo la rotta principale dell’uomo nella sua storia. Quando una variazione è funzionale alla sopravvivenza dell’uomo, diventa dominante. Al contrario, quando non lo è, la sua estinzione diventa inevitabile.

Quindi l’umanità sarà destinata a diventare vegana in toto? Oppure i vegani spariranno dalla faccia della terra tra un centinaio d’anni perché tutti precocemente morti? Considerando i gravi deficit indotti dal latte materno di una madre vegana al proprio figlio – che muore se non viene integrato con micronutrienti assenti negli alimenti vegetali che consuma la madre – diremmo che quest’ultima ipotesi sia molto probabile.

Infatti, anche gli onnivori che hanno una dieta basata sui cereali ma comunque consumano carne non godono certo di longevità. Quindi bisogna fare attenzione alle scelte dietetiche per garantirsi una buona salute nel tempo!

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