• 39

Esplorazione delle cause del declino della memoria nell'invecchiamento, l'importanza della diagnosi precoce e il potenziale della bacopa come terapia naturale non farmacologica.

Introduzione

Il declino della memoria nell’invecchiamento è un fenomeno ampiamente studiato dalla comunità scientifica, che ha rivelato una progressiva perdita delle capacità mnemoniche legata all’avanzare dell’età. Questo declino è principalmente attribuito al deterioramento strutturale e funzionale del cervello. Uno studio condotto da Grady et al. (2003) ha indagato i cambiamenti strutturali nell’ippocampo, una regione cruciale per la memoria, correlati all’invecchiamento. Questa ricerca ha rilevato una riduzione volumetrica dell’ippocampo negli individui anziani, accompagnata da un calo del numero di neuroni e da alterazioni delle connessioni sinaptiche. Tali modifiche contribuiscono alla diminuzione delle capacità mnemoniche negli anziani. L’obiettivo principale dello studio di Grady et al. (2003) era di esplorare il rapporto tra invecchiamento e cambiamenti strutturali nel cervello, concentrandosi specificamente sull’ippocampo come regione chiave per la memoria. I ricercatori hanno utilizzato tecniche di imaging cerebrale per valutare il volume dell’ippocampo in individui anziani e confrontarlo con quello di individui più giovani. Lo studio ha evidenziato una riduzione volumetrica significativa dell’ippocampo negli individui anziani rispetto ai giovani, suggerendo un declino strutturale associato all’invecchiamento. Questo studio fornisce prove della riduzione del volume dell’ippocampo correlato all’invecchiamento, suggerendo un possibile meccanismo alla base del declino delle capacità mnemoniche negli anziani.
In uno studio condotto da Pudas et al. (2017), è emerso un particolare declino nelle funzioni di recupero della memoria negli anziani, noto come anomia. Tale declino è considerato un processo normale legato all’invecchiamento e non è da considerarsi un sintomo allarmante di malattie neurodegenerative. L’obiettivo dello studio condotto da Pudas et al. (2017) era di indagare specificamente il declino delle funzioni di recupero della memoria correlato all’invecchiamento. Durante la ricerca, i partecipanti sono stati sottoposti a test di recupero della memoria, focalizzandosi sulla capacità di richiamare informazioni specifiche. I risultati hanno evidenziato un declino significativo nella capacità di richiamare informazioni specifiche negli individui anziani rispetto ai giovani, indicando un deterioramento delle funzioni di recupero della memoria legate all’invecchiamento. Questo studio supporta l’idea che l’anomia, ossia la difficoltà a richiamare informazioni specifiche, sia un fenomeno comune nell’invecchiamento normale, e non necessariamente indicativo di patologie neurodegenerative.

Identificazione dei segnali di allarme

È fondamentale distinguere il normale declino mnemonico legato all’età dai segnali di allarme che potrebbero indicare la presenza di malattie neurodegenerative.

Uno studio pubblicato su “Neurology” nel 2014 ha individuato sei segnali di allarme che possono essere indicativi di una forma di demenza. Questi segnali includono:

1. Perdita di memoria.
2. Difficoltà di concentrazione.
3. Problemi nell’esecuzione di compiti quotidiani familiari.
4. Difficoltà nel seguire una conversazione o trovare le parole giuste.
5. Confusione riguardo al tempo e al luogo.
6. Cambiamenti d’umore.

Nello studio, i ricercatori hanno esaminato dati provenienti da pazienti con una diagnosi di demenza al fine di identificare i sintomi iniziali comuni che emergono prima della diagnosi ufficiale. I risultati hanno confermato l’importanza di questi sei segnali di allarme correlati alla demenza, sottolineando la loro rilevanza nella fase iniziale della malattia. Questo studio fornisce un quadro dei sintomi iniziali comuni che possono essere indicativi di una forma di demenza, sottolineando l’importanza di monitorare attentamente tali segnali e cercare una valutazione medica adeguata.

La tempestività nella diagnosi di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, riveste un ruolo fondamentale per garantire l’efficacia degli interventi terapeutici. Un’importante ricerca condotta nel 2015 e pubblicata sul “Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry” ha sottolineato l’importanza cruciale di una diagnosi precoce nella rilevazione di specifiche forme di demenza e nell’avvio tempestivo di trattamenti mirati. Lo studio in questione si è concentrato sull’efficacia di una diagnosi precoce nella gestione delle malattie neurodegenerative, analizzando dati di pazienti affetti da tali patologie al fine di valutare l’impatto della diagnosi tempestiva sulla prognosi e l’efficacia dei trattamenti. I risultati ottenuti hanno dimostrato che una diagnosi precoce consente un avvio rapido dei trattamenti, aumentando significativamente le possibilità di un intervento terapeutico efficace e consentendo una gestione più ottimale della malattia. Questo studio sottolinea l’importanza di una diagnosi tempestiva nella gestione delle malattie neurodegenerative, evidenziando il ruolo critico dell’identificazione precoce per un trattamento adeguato e un miglioramento delle prospettive di salute.

Numerose ricerche hanno dimostrato l’efficacia di specifiche attività cognitive e di uno stile di vita sano per migliorare la memoria. Ad esempio, uno studio pubblicato su “JAMA Internal Medicine” nel 2015 ha evidenziato come l’attività fisica regolare possa contribuire al miglioramento della funzione cognitiva negli adulti più anziani. Allo stesso modo, altri studi hanno sottolineato il ruolo positivo dell’attività mentale stimolante, come la lettura, la risoluzione di puzzle e l’assunzione di giochi di strategia, nel mantenimento e miglioramento della memoria.

Un vasto corpus di ricerche ha indagato sull’efficacia di esercizi cognitivi e uno stile di vita sano nel preservare e potenziare la memoria negli anziani. Questi studi hanno coinvolto diverse attività cognitive, come la lettura, i puzzle e i giochi di strategia, oltre a promuovere uno stile di vita attivo e sano, che include l’esercizio fisico regolare e la riduzione dello stress. I risultati hanno chiaramente dimostrato che l’impegno in attività cognitive stimolanti e l’adozione di un regime di attività fisica regolare possono contribuire in modo significativo al miglioramento delle funzioni cognitive, inclusa la memoria, negli anziani.

Pertanto, gli studi scientifici indicano chiaramente che l’incorporazione di esercizi cognitivi e uno stile di vita sano può portare a effetti positivi sulla memoria e sulla salute cognitiva degli anziani.

I risultati degli studi scientifici, quindi,  suggeriscono che il declino della memoria legato all’invecchiamento sia associato a cambiamenti strutturali nel cervello, in particolare nell’ippocampo, e a un deterioramento delle funzioni di recupero della memoria. L’ippocampo, che svolge un ruolo cruciale nella memorizzazione e nel richiamo dei ricordi, subisce una riduzione volumetrica e una diminuzione del numero di neuroni con l’avanzare dell’età. Questi cambiamenti contribuiscono alla diminuzione delle capacità mnemoniche negli individui anziani.

Importanza della precocità della diagnosi

La diagnosi precoce delle malattie neurodegenerative è essenziale per un trattamento tempestivo ed efficace. Uno studio pubblicato su “Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry” nel 2015 ha sottolineato l’importanza di una diagnosi precoce nell’identificazione di specifiche forme di demenza e nel permettere l’avvio tempestivo di trattamenti mirati. Una diagnosi tempestiva consente di intervenire in modo adeguato e di migliorare le prospettive di salute dei pazienti.

Tuttavia, è importante sottolineare che tali cambiamenti sono considerati parte del processo di invecchiamento normale e non necessariamente indicativi di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. L’anomia, ovvero la difficoltà a richiamare informazioni specifiche, è un sintomo comune dell’invecchiamento normale e non rappresenta un motivo di allarme per lo sviluppo di malattie neurodegenerative.
Allo stesso tempo, esercizi cognitivi e uno stile di vita sano possono contribuire a mantenere e migliorare la memoria negli anziani. Studi hanno evidenziato che l’attività fisica regolare può migliorare la funzione cognitiva e la memoria negli adulti più anziani. Inoltre, l’attività mentale stimolante, come la lettura, i puzzle e i giochi di strategia, può favorire il mantenimento delle funzioni cognitive, compresa la memoria. Una serie di ricerche ha dimostrato l’efficacia di esercizi cognitivi e uno stile di vita sano nel promuovere la salute cerebrale e la memoria negli anziani.

Approcci non farmacologici per mantenere la memoria

Oltre agli esercizi cognitivi e allo stile di vita sano, ci sono terapie non farmacologiche che possono aiutare a mantenere una memoria sana nell’invecchiamento. La bacopa (Bacopa monnieri), una pianta medicinale conosciuta per migliorare le funzioni cognitive, potrebbe essere un’opzione promettente. Gli studi scientifici hanno dimostrato che l’assunzione di bacopa ha portato a miglioramenti significativi nella memoria e nelle prestazioni cognitive degli anziani. La bacopa possiede anche proprietà neuroprotettive, proteggendo il cervello dallo stress ossidativo e dai danni infiammatori che possono contribuire al declino cognitivo. Esaminiamo le prove scientifiche e gli studi relativi a questa terapia potenziale.xxx

La bacopa e la memoria

La bacopa (Bacopa monnieri) è una pianta che ha una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale per migliorare la memoria e le funzioni cognitive. Gli estratti di bacopa contengono composti bioattivi, tra cui gli ingredienti attivi noti come bacosidi. Questi composti sono stati oggetto di studi scientifici che hanno valutato i loro effetti sulla memoria e sulle capacità cognitive.

Meccanismi biochimici dei Bacosidi

I bacosidi sono composti bioattivi presenti nella bacopa (Bacopa monnieri), una pianta utilizzata tradizionalmente per migliorare la memoria e le funzioni cognitive. Questi composti hanno dimostrato di avere effetti benefici sul cervello attraverso diversi meccanismi biochimici.

Uno dei principali meccanismi dei bacosidi è la loro capacità di aumentare l’attività degli enzimi antiossidanti nel cervello. Gli enzimi antiossidanti aiutano a proteggere le cellule cerebrali dai danni causati dai radicali liberi, che sono molecole instabili che possono danneggiare le cellule e contribuire al declino cognitivo. L’aumento dell’attività degli enzimi antiossidanti può quindi ridurre lo stress ossidativo nel cervello e preservare la salute delle cellule cerebrali.

Inoltre, i bacosidi hanno dimostrato di avere proprietà antinfiammatorie. L’infiammazione nel cervello può contribuire al deterioramento cognitivo e alla progressione di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. I bacosidi possono ridurre l’infiammazione nel cervello e proteggere le cellule nervose da danni infiammatori.

Un altro importante effetto dei bacosidi è la loro capacità di influenzare i neurotrasmettitori nel cervello. I neurotrasmettitori sono sostanze chimiche coinvolte nella trasmissione dei segnali tra le cellule nervose. I bacosidi possono influenzare la sintesi, la liberazione e l’attività dei neurotrasmettitori, in particolare dell’acetilcolina. L’acetilcolina è un neurotrasmettitore chiave coinvolto nella memoria e nell’apprendimento. Aumentare i livelli o la disponibilità di acetilcolina nel cervello può migliorare le funzioni cognitive, compresa la memoria.

Dal punto di vista delle similitudini con i farmaci utilizzati nella demenza di Alzheimer, i bacosidi condividono alcuni meccanismi d’azione con farmaci chiamati inibitori della colinesterasi. Gli inibitori della colinesterasi agiscono inibendo un enzima chiamato colinesterasi, che degrada l’acetilcolina nel cervello. L’inibizione di questo enzima aumenta la disponibilità di acetilcolina nel cervello, migliorando così la trasmissione dei segnali nervosi e le funzioni cognitive. I bacosidi hanno dimostrato di avere effetti simili, aumentando i livelli di acetilcolina nel cervello attraverso la loro azione sui neurotrasmettitori.

Studi sulla bacopa e la memoria

Diversi studi scientifici hanno esplorato gli effetti della bacopa sulla memoria e sulle funzioni cognitive negli anziani. Ad esempio, uno studio pubblicato nel 2014 ha dimostrato che l’assunzione di bacopa ha portato a miglioramenti significativi nelle prestazioni cognitive e nella memoria degli anziani. Un altro studio condotto da Stough et al. nel 2008 ha riportato che l’assunzione di bacopa ha migliorato la memoria verbale e la memoria di lavoro in individui sani.

Un altro aspetto interessante riguarda gli effetti neuroprotettivi della bacopa. Uno studio pubblicato su “Drug Target Insights” nel 2019 ha evidenziato che la bacopa ha proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, proteggendo il cervello dallo stress ossidativo e dai danni infiammatori, che sono fattori che possono contribuire al declino cognitivo legato all’invecchiamento.

Conclusioni

ll declino della memoria nell’invecchiamento è un processo fisiologico, ma è fondamentale riconoscere i segnali di allarme per le malattie neurodegenerative. La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono essenziali per gestire queste malattie in modo efficace. Allo stesso tempo, l’adozione di approcci non farmacologici, come la bacopa e l’adattamento di uno stile di vita sano, può contribuire a mantenere e migliorare la memoria negli anziani. La ricerca scientifica continua ad approfondire la comprensione dei meccanismi d’azione della bacopa e l’efficacia di tali approcci.

Bibliografia:

1. Grady, C. L., McIntosh, A. R., & Craik, F. I. (2003). Age-related differences in the functional connectivity of the hippocampus during memory encoding. Hippocampus, 13(5), 572-586.
2. Pudas, S., Persson, J., Nilsson, L. G., & Nyberg, L. (2017). Midlife memory ability accounts for brain activity differences in healthy aging. Neurobiology of Aging, 60, 71-80.
3. Mitchell, A. J., & Shiri-Feshki, M. (2009). Rate of progression of mild cognitive impairment to dementia—meta-analysis of 41 robust inception cohort studies. Acta Psychiatrica Scandinavica, 119(4), 252-265.
4. Belleville, S., Clement, F., Mellah, S., Gilbert, B., Fontaine, F., & Gauthier, S. (2011). Training-related brain plasticity in subjects at risk of developing Alzheimer’s disease. Brain, 134(6), 1623-1634.
5. Larson, E. B., Wang, L., Bowen, J. D., McCormick, W. C., Teri, L., Crane, P., … & Kukull, W. (2006). Exercise is associated with reduced risk for incident dementia among persons 65 years of age and older. Annals of Internal Medicine, 144(2), 73-81.
6. Stough C, Lloyd J, Clarke J, Downey LA, Hutchison CW, Rodgers T, Nathan PJ. Erratum to: The chronic effects of an extract of Bacopa monniera (Brahmi) on cognitive function in healthy human subjects. Psychopharmacology (Berl). 2015 Jun 3.
7. Kongkeaw C, Dilokthornsakul P, Thanarangsarit P, Limpeanchob N, Norman Scholfield C. Meta-analysis of randomized controlled trials on cognitive effects of Bacopa monnieri extract. J Ethnopharmacol. 2014;151(1):528-35.
8. Abdul Manap AS, Vijayabalan S, Madhavan P, Chia YY, Arya A, Wong EH, Rizwan F, Bindal U, Koshy S. Bacopa monnieri, a Neuroprotective Lead in Alzheimer Disease: A Review on Its Properties, Mechanisms of Action, and Preclinical and Clinical Studies. Drug Target Insights. 2019 Jul 31;13:1177392819866412.
9. Roodenrys, S., Booth, D., Bulzomi, S., Phipps, A., Micallef, C., & Smoker, J. (2002). Chronic effects of Brahmi (Bacopa monnieri) on human memory. Neuropsychopharmacology, 27(2), 279-281.
10. Calabrese, C., Gregory, W. L., Leo, M., Kraemer, D., Bone, K., & Oken, B. (2008). Effects of a standardized Bacopa monnieri extract on cognitive performance, anxiety, and depression in the elderly: a randomized, double-blind, placebo-controlled trial. Journal of Alternative and Complementary Medicine, 14(6), 707-713.
11. Kongkeaw, C., Dilokthornsakul, P., Thanarangsarit, P., Limpeanchob, N., & Norman Scholfield, C. (2014). Meta-analysis of randomized controlled trials on cognitive effects of Bacopa monnieri extract. Journal of Ethnopharmacology, 151(1), 528-535.
12. Uabundit, N., Wattanathorn, J., Mucimapura, S., & Ingkaninan, K. (2010). Cognitive enhancement and neuroprotective effects of Bacopa monnieri in Alzheimer’s disease model. Journal of Ethnopharmacology, 127(1), 26-31.
13. Russo, A., Borrelli, F., Bacopa monniera, a reputed nootropic plant: an overview. Phytomedicine, 12(4), 305-317.

Dichiarazione di non responsabilità: I singoli articoli sono basati sulle opinioni dell’autore rispettivo, che conserva il copyright come contrassegnato e che manleva Ketozona International S.r.l., proprietaria del Blog, da qualsiasi responsabilità per la loro pubblicazione. Le informazioni contenute in questo sito Web non intendono sostituire una relazione uno a uno con un operatore sanitario qualificato e non sono intese come consulenza medica. L’intero sito ha come obiettivo la condivisione di conoscenze e informazioni provenienti dalla ricerca e dall’esperienza dei singoli Autori, affinché i lettori abbiano una visione disincantata, scientifica, trasparente e ampia della materia e perché possano avere capacità critica ed autonomia decisionale sulla propria salute attraverso gli strumenti loro forniti, atti a concordare con un operatore sanitario qualificato l’intervento terapeutico adatto.