Effetti negativi dei vari tipi di pillola sulla salute della donna.

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In Italia, l’utilizzo della contraccezione ormonale presenta variazioni significative da una regione all’altra. Le regioni settentrionali registrano tassi superiori alla media nazionale, con percentuali che vanno dal 23% in Valle d’Aosta al 16,6% in Friuli, mentre al Centro-Sud si osserva una diminuzione fino al 7,2% in Campania. La Sardegna si distingue come la regione con la percentuale più elevata, con il 30,3% di utilizzo. Inoltre, il 37% delle donne ha interrotto l’uso della pillola a causa di disturbi fisici o problemi come ansia, aumento di peso e difficoltà di gestione. Secondo i dati forniti nei risultati della ricerca, la percentuale di donne in Italia che utilizza altre forme di contraccezione ormonale come il cerotto o l’anello è la seguente:

  • Cerotto: 9% in uso tipico e 0.3% in uso ottimale.·         
  • Anello vaginale: 9% in uso tipico e 0.3% in uso ottimale[i].

Per Uso tipico si intende la percentuale di efficacia di un metodo contraccettivo basata sull’uso reale delle persone, tenendo conto di possibili errori umani come dimenticanze nell’assunzione o uso inconsistente del metodo.

Per Uso ottimale: si intende la percentuale di efficacia di un metodo contraccettivo che tiene conto di un utilizzo perfetto e corretto del metodo senza errori o omissioni. 

Questo valore rappresenta l’efficacia massima che il metodo può offrire se utilizzato correttamente in ogni circostanza. Questi dati sono basati sull’Indice di Pearl, che rappresenta il numero di gravidanze che si verificano durante un anno in 100 donne che utilizzano un determinato metodo contraccettivo. 

La terapia estroprogestinica, termine che designa la comune pillola anticoncezionale, porta con sé molti rischi per la salute della donna. Noto, ma sottovalutato, è l’effetto potenzialmente mortale dell’utilizzo prolungato (oltre i 2 anni) di questo farmaco. Studi epidemiologici, infatti, hanno dimostrato che gli estrogeni utilizzati nella sua formulazione possono aumentare il rischio di trombosi venosa profonda, tromboembolia venosa e ictus[ii],[iii]. Attraverso una Review, che ha analizzato i dati presenti in letteratura e su archivi digitali (PubMed, Embase, Web of Science, Cochrane, Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature, Academic Search Premier, ScienceDirect) fino al 22 aprile 2013, per un totale di 3110 pubblicazioni, è stato possibile valutare quali siano i rischi effettivi di insorgenza di trombosi venosa in donne sane, ma utilizzatrici di contraccettivi combinati (le pillole che contengono estrogeno e progestinico). Il primo punto analizzato fu valutare il numero di episodi di trombosi venosa mortali e di quelli non mortali (spesso la differenza tra l’uno e l’altro è dettata dal momento in cui si verifica il problema, che può essere notturno e non trattabile come emergenza ospedaliera). Tra questi casi si distinse poi il numero di trombosi venosa profonda e di tromboembolia polmonare[iv]. L’incidenza di trombosi venosa nelle donne non utilizzatrici del farmaco per i due eventi descritti era, rispettivamente, di 1,9 e 3,7 per 10.000 soggetti, in linea con le incidenze riportate negli studi precedenti. L’utilizzo di contraccettivi orali combinati incrementa il rischio relativo di trombosi venosa rispetto al non utilizzo, fino ad un valore di 3,5, con un intervallo di confidenza al 95% da 2,9 a 4,3. Il rischio relativo di trombosi venosa causato dai differenti contraccettivi orali contenenti 30-35μg di etinilestradiolo combinato con i vari progestinici di terza generazione, come gestodene, desogestrel, o di quarta generazione, come il drospirenone è stato simile e superiore per circa il 50-80% rispetto a quanto causato da contraccettivi orali combinati di etinilestradiolo e levonorgestrel, un progestinico di seconda generazione. È stato osservato inoltre un effetto correlato alla dose di etinilestradiolo nelle combinazioni con gestodene, desogestrel e levonorgestrel, con un rischio di trombosi maggiore per i dosaggi più elevati di etinilestradiolo. Da quando i progestinici (ormoni sintetici che nulla hanno a che fare, dal punto di vista biologico, con l’ormone naturale progesterone) di terza e quarta generazione sono stati messi in commercio (1984 e 2011 rispettivamente) il rischio trombotico è aumentato rispetto alle pillole combinate di seconda generazione (dal 1973). Perfino la sicurezza anticoncezionale è minore nelle pillole di terza e quarta generazione. In Francia, i Medici sono indotti alla prescrizione delle pillole più vecchie dal fatto che queste siano rimborsabili dal Sistema Sanitario Nazionale, mentre quelle recenti sono a pagamento. Indirettamente dunque, in modo quasi saggio, si indirizza il consumo verso le pillole più sicure, anzi, meno letali. Questa sensibilizzazione della classe Medica è avvenuta dopo il periodo di “crisi da pillola” verificatosi in Francia nel 2012, anno in cui le utilizzatrici delle pillole di terza e quarta generazione hanno finalmente scoperto, a spese di coloro che ne hanno sperimentato gli effetti drammatici, che chi assumeva queste pillole aveva una maggiore predisposizione verso incidenti tromboembolici, rispetto a chi assumeva le pillole più vecchie. Si assistette dunque ad una retromarcia in direzione dell’uso delle pillole più vecchie che portò, nell’anno successivo, ad una minore percentuale di ospedalizzazioni per fatti tromboembolici (-10,6%)[v]. In Italia, mondo a sé, come ben noto, avviene il contrario: sono infatti a pagamento quelle di seconda generazione, più sicure sul rischio trombotico e sulla fertilità, mentre rimborsabili quelle di terza e quarta generazione.  Ecco una piccola analisi della situazione francese, Paese nel quale oltre 4 milioni di donne tra i 15 e i 49 anni sono quotidianamente esposte ai gravi rischi causati da contraccettivi orali combinati: 

–         il numero medio annuo di eventi tromboembolici venosi attribuibili al loro uso è di 2.529 (778 associati all’uso di contraccettivi di prima e seconda generazione e 1.751 associati all’uso di contraccettivi di terza e quarta generazione), corrispondenti a 20 morti premature in ospedale (6 con contraccettivi di prima e seconda generazione e 14 con contraccettivi di terza e quarta generazione), di cui 8 e 9 decessi per le due tipologie di pillole rispettivamente; 

–         rispetto all’uso dei contraccettivi di prima e seconda generazione, l’esposizione ai contraccettivi di terza e quarta generazione ha portato a un aumento medio annuo di 1.167 eventi tromboembolici venosi e 9 decessi prematuri (inclusi 3 decessi in ospedale).  

Questi dati ci arrivano da uno studio pubblicato, che ha preso in considerazione i dati degli anni 2001-2011[vi]. Il rischio assoluto di eventi fatali di tromboembolia polmonare per le utilizzatrici di questi farmaci è stimato a 10,5 per milione ogni anno, come emerge da uno studio del 2013[vii]. Che poi questo rischio sia acuito da altre componenti, come la durata della terapia per un periodo che supera i 2 anni, il fumo di sigaretta, difetti genetici per i fattori della coagulazione o il consumo di pizza, pasta o biscotti, è uno dei fatti che non vengono considerati quasi mai in fase di prima prescrizione estro-progestinica per la bambina, la ragazza o la donna: spesso, infatti, questa terapia viene consigliata anche per motivi non gravi e curabili in ben altro modo (acne).

Sul rischio mortale di eventi gravi indotti dalla pillola c’è poco da discutere dunque. 

Il tema della contraccezione ormonale è sempre stato oggetto di discussioni e dibattiti, ma ora che la pillola anticoncezionale è diventata gratuita in Italia dal 2020, sembra che l’attenzione si concentri principalmente sulla sua disponibilità come conquista per la donna, piuttosto che sulle implicazioni per la salute.La pillola anticoncezionale, sebbene offra alle donne un’opzione per la pianificazione familiare, può rappresentare un vero e proprio sconvolgimento ormonale per l’organismo. Questo squilibrio può avere conseguenze negative sulla salute, manifestandosi attraverso varie patologie.È importante riconoscere che coloro che non hanno mai utilizzato la pillola o l’hanno abbandonata a causa di problemi di salute potrebbero essere considerate più fortunate dal punto di vista della salute. Pertanto, è fondamentale prestare maggiore attenzione agli effetti a lungo termine sulla salute piuttosto che concentrarsi solo sulla facilità di accesso alla contraccezione ormonale.

Fine parte 1

Parte 2

Bibliografia
  1. Trussell, J. (2004). Contraceptive failure in the United States. Contraception70(2), 89-96.
  2. World health Organization Collaborative Study of Cardiovascular Disease and Steroid Hormone Contraception. Venous thromboembolic disease and combined oral contraceptives: Results of international multicentre case-control study. Lancet. 1995; 346: 1575–82. 
  3. Kemmeren JM, Tanis BC, van der Bosch MA, Bollen EL, Helmerhorst FM, van der Graaf Y, et al. Risk of arterial thrombosis in relation to oral contraceptives (RATIO) study: Oral contraceptives and the risk of ischemic stroke. Stroke. 2002; 33: 1202–8.
  4. Stegeman BH, de Bastos M, Rosendaal FR, van Hylckama Vlieg A, Helmerhorst FM, Stijnen T, Dekkers OM. Different combined oral contraceptives and the risk of venous thrombosis: systematic review and network meta-analysis. BMJ. 2013 Sep 12; 347: f5298.
  5. Tricotel A, Collin C, Zureik M. Impact of the sharp changes in the use of contraception in 2013 on the risk of pulmonary embolism in France. J Thromb Haemost. 2015 Sep;13(9):1576-80.
  6. Tricotel A, Raguideau F, Collin C, Zureik M. Estimate of venous thromboembolism and related-deaths attributable to the use of combined oral contraceptives in France. PLoS One. 2014 Apr 21;9(4): e93792.
  7. Blanco-Molina A, Monreal M. Venous thromboembolism in women taking hormonal contraceptives. Expert Rev Cardiovasc Ther. 2010 Feb;8(2):211-5.

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